C’era una volta il rione
Il destino del centro storico di Siena tra turismo e spopolamento
Pubblicato sul Malborghetto del giugno 2025
Fra le varie letture offerte al mio articolo del precedente Malborghetto c’è chi ha definito il Museo del Palio una indubbia opportunità per attrarre persone a Siena, sostenendo che il turismo sia oggi “l’unica industria in funzione” in città. Nel prendere le distanze da una visione così eccessivamente mercificata del Palio e delle Contrade, soprattutto se non sappiamo cogliere la sfumatura fra un’offerta migliore per i visitatori e un’attività fatta unicamente per aumentarne il numero, vorrei cercare di affrontare il tema del turismo e dei suoi effetti sullo spopolamento della città.
L’industria del turismo e il fenomeno dell’overtourism
Nel 2024 il turismo ha contribuito all’economia italiana per il 6.2% del Pil[1]. Numeri importanti nonostante la stagionalità e la volubilità dettata da agenti atmosferici o da crisi internazionali – come la recente pandemia – abbiano evidenziato la fragilità di questo sistema economico, in cui si annidano anche lavoro nero, precarietà e salari bassi.
Dal 1950 a oggi, il numero di viaggiatori internazionali è passato da 25 milioni a 1.4 miliardi[2]. Nel 2023, solo in Italia, si sono registrati 133.6 milioni di arrivi[3], di cui oltre 2 milioni a Siena. Numeri da capogiro e in continuo aumento che però non sono spalmati in modo uniforme. Ad esempio, i 20 milioni di visitatori che arrivano ogni anno a Roma si addensano in sole 4 delle 155 zone urbanistiche della città, rendendole di fatto invivibili.
Il fenomeno appena descritto è il cosiddetto overtourism, che così è stato definito dall’Organizzazione mondiale del turismo: “l’impatto su una destinazione, o parti di essa, che influenza eccessivamente e in modo negativo la qualità della vita percepita dei cittadini e/o la qualità delle esperienze dei visitatori».
Quando si parla di un peggioramento della qualità della vita percepita dai cittadini dobbiamo intendere tutta quella serie di trasformazioni che subisce una città per rendersi più appetibile ai turisti e che va a stravolgerne la quotidianità per i residenti a tal punto da costringerli ad abbandonarla. Il decentramento dei servizi, la chiusura o la sostituzione delle attività essenziali con negozi di souvenir tutti uguali, l’omologazione dell’offerta commerciale, l’alterazione del mercato immobiliare sono solo alcune delle conseguenze di questo fenomeno. Il caso più noto in Italia è certamente Venezia, città che si è consegnata a una monocoltura turistica talmente impattante che la popolazione del centro storico della Serenissima è crollata passando dai 175mila residenti del 1951 ai 49mila attuali. Se il delitto è quindi lo spopolamento delle città e il movente è il profitto, i principali indiziati di questo “crimine” sono il portale Airbnb e tutto il sistema digitale di affitti brevi che hanno facilitato l’abbandono e la desertificazione dei centri urbani a vantaggio dei visitatori. Vivendo in un’epoca permeata dalla globalizzazione anche l’overtourism è diventato rapidamente una questione planetaria tanto che alcune contromisure, al momento non particolarmente significative, per ridurre l’impatto degli affitti brevi ed evitare la fuga degli abitanti sono state intraprese da Kyoto, New York, Barcellona e Firenze.
E Siena come se la passa?
Il caso di Siena: spopolamento già in atto
Ridurre al solo turismo e al nuovo mondo imprenditoriale degli affitti brevi la responsabilità dello spopolamento dei centri storici, compreso quello di Siena, è ingiusto oltre ad essere un errore. Se dagli anni ’70 l’industria turistica è cresciuta come risposta al progressivo taglio dei contributi statali agli enti locali con il conseguente tentativo di attrarre investimenti privati per migliorare l’appetibilità dei quartieri, è pur vero che il crescente benessere collettivo ha contribuito sia ad aumentare la voglia di viaggiare sia a pretendere abitazioni e servizi migliori. Non è un caso, infatti, che proprio dagli anni ’70 tutte le grandi città d’Italia abbiano subito una riduzione dei propri abitanti: da un lato per l’evidente declino demografico causato da una natalità ai minimi storici e da un’emigrazione incontrollata, dall’altro perché fattori economici e di accessibilità spingono molti residenti a trasferirsi in zone più vivibili o economicamente più sostenibili. La stessa città di Siena, oltre ad aver perso più di 12mila cittadini, già dagli anni ‘60 ha ribaltato il numero dei residenti fra centro storico ed extramoenia. Oggi meno di 10mila persone (il 18%) sulle 53mila totali vivono nella città vecchia; dato opposto a quello del 1951 in cui il 75% di tutti gli abitanti il comune viveva nel centro urbano. Ora, le motivazioni per cui dagli anni ’20 del secolo scorso e soprattutto dal secondo dopoguerra si è intrapreso lo sviluppo extraurbano di Siena sono note – l’aumento della popolazione, la necessità di abitazioni più salubri e spaziose, la speculazione edilizia, la salvaguardia del verde urbano, la creazione di infrastrutture più funzionali, ecc – e il turismo è solo l’ultimo tassello di un quadro molto complesso.

I numeri però non mentono e se si confrontano ai 389 registrati nel 2019[4], gli attuali 939 annunci per locazioni turistiche solo nel Comune di Siena colpiscono perché evidenziano che la turistificazione di Siena ha avuto un’accelerazione in parallelo alla crisi socioeconomica legata alle vicende del Monte dei Paschi. Come in quasi tutte le città che oggi definiamo “turistiche”, anche da noi questo fenomeno è quindi iniziato proprio quando è venuta meno la realtà economica principale. Ad oggi la percezione collettiva di questo fenomeno non sembra destare troppa preoccupazione poiché i proprietari hanno perlopiù sostituito l’affitto per gli studenti universitari con quello turistico, più sicuro e redditizio. Per l’immediato futuro invece si addensano nuvole scure all’orizzonte, sia per la vivibilità di un centro storico che mostra già un lento e graduale declino sia per le due Università cittadine che potrebbero subire un forte calo di attrattività a causa della crisi abitativa.

I numeri dell’Onda
Prendendo in esame lo stato dei protettori della nostra Contrada al 2025, alcuni dati saltano agli occhi: gli ondaioli che vivono in centro sono circa il 35% di quelli che risiedono in tutto il Comune di Siena, il doppio rispetto al dato cittadino (18%); gli over65 in centro sono circa il doppio rispetto a quelli che vivono nei comuni della Provincia, 29.7% contro il 12.5%; al contrario gli under14 sia della periferia che della provincia sono nettamente maggiori di quelli del centro storico.
Un ondaiolo su dieci oggi vive in Malborghetto, ma dal 1990, nonostante non ci sia stata una variazione significativa sul numero totale dei protettori, i residenti ondaioli nel rione sono calati di quasi cento unità. Il fatto che la metà di tutti coloro che abitano in centro abbia scelto di vivere fra via Duprè e il Casato non può che rallegrarci, ma questo nasconde al suo interno un altro dato più allarmante: il 32% di questi sono over65, il 9.8% sono under14. Praticamente nell’Onda per ogni giovane ci sono tre persone anziane.
Anche per il tessuto commerciale del rione i dati non sono confortanti. Il censimento del territorio del 1980 certificava la presenza di cinquantuno attività[5], di cui molte oramai da considerarsi estinte – tipo le latterie per citarne una – a fronte delle diciannove attuali[6]. A queste va aggiunta la scomparsa di due sedi di partito, due scuole e sei clubbini, oltre a tutte quelle attività che hanno avuto una durata breve e non significativa. Dall’altro lato, il settore ricettivo è in piena forma con le attività alberghiere ed extralberghiere che risultano essere oltre le sessanta unità[7], quasi il 10% di tutte le abitazioni residenziali della Contrada.

Cosa si può fare
L’alto costo della vita, il recente e repentino impoverimento del tessuto commerciale – fatta eccezione per ciò che riguarda la ristorazione – e la diminuzione della vivacità culturale, in particolare quella notturna, sono gli ultimi sintomi della crisi abitativa del centro storico. Se aggiungiamo che i servizi essenziali come l’ospedale, i grandi supermercati, i centri sportivi sono tutti fuori dal centro e che quest’ultimo, per ragioni ovvie, non si può adeguare agli stili di vita contemporanei, la situazione appare desolante. Scartando l’utopico disegno di recuperare le botteghe di una volta – la GDO da una parte, l’e-commerce dall’altro, sono difficilmente battibili oggi -, oppure di gestire il turismo favorendo quello “di qualità” (che però non si sa bene cosa sia), le armi a nostra disposizione appaiono spuntate. È innegabile che ciò che può dare respiro al centro storico sono in parte le comodità che si trovano fuori – penso a servizi accessibili ed economicamente sostenibili, ai parcheggi, a una viabilità non invasiva, ma anche alle aree verdi per i bambini e non solo -, ma tutto questo ruota intorno alla necessità di avere salari dignitosi per superare gli ostacoli che sono previsti abitando in centro.
E la Contrada? Dando per scontato che non è in grado di generare forme dirette di lavoro, questa potrebbe fungere da raccordo con l’amministrazione comunale e i vari enti pubblici per comprenderne i bisogni e le necessità. Un rione abitato da cittadini e non da turisti, infatti, non è solo la testimonianza vivente di cosa sia realmente la Contrada – e per certi versi già basterebbe -, ma può risultare un antidoto ai vari segni di decadimento sociale che stiamo vivendo in quest’epoca. La Contrada, infatti, non è un’occasione di svago alla stregua di un locale o di un ristorante. E se la intendiamo come comunità di cittadini che va oltre il mero concetto di appartenenza non è solo una sentinella per le questioni di “decoro” puramente estetico, ma è soprattutto un salvagente per gli individui. Una luce nel buio in un periodo storico sempre più atomizzato, con lavori precari e un futuro molto incerto. Per questo, sarebbe auspicabile trattare di questi temi perché il nostro rione non finisca in vetrina, utile solo per i selfie quando è imbandierato, ma perché viverci un domani sia una scelta legata al proprio futuro e non solo un atto di eroica resistenza.
Fonti:
- Sarah Gainsforth, “Oltre il turismo. Esiste un turismo sostenibile?”, 2020, Eris Edizioni
- Filippo Celata, Antonello Romano “Overtourism and online short-term rental platforms in Italian cities”
- Bernardo Meoni, “Demografia e realtà senese” capitolo di “Dalla demografia storica all’intelligenza artificiale” di Cinzia Buccianti, 2024, La Vela
- Iperturismo e disperazione – Un’intervista a Marco D’Eramo https://www.iltascabile.com/linguaggi/iperturismo-disperazione/
- Maria Teresa Mauro, Vanessa Giubbi, Francesca Vallerani – Comune di Siena
- Contrada Capitana dell’Onda, Malborghetto novembre 1981 e dicembre 1993
[1] Eurostat, 2024
[2] https://www.unwto.org/news/international-tourism-recovers-pre-pandemic-levels-in-2024
[3] Istat, Rapporto sul turismo in Italia nel 2023
[4] Le locazioni turistiche – locazione ad uso abitativo caratterizzato dalla durata limitata nel tempo e avente finalità esclusivamente turistiche, senza servizi aggiuntivi – vengono registrate dal Comune di Siena a partire dal 2019.
Per strutture extralberghiere si intendono affittacamere, B&B, residenze d’epoca, case vacanza e simili.
[5] Gli esercizi artigianali e commerciali sono 51 così distribuiti. Bar 3; Alimentari 3; Trattorie 4; Trattoria-Pensione 1; Fruttivendolo 1; Latteria 1; Pizzeria 1; Pasticceria 1; Alimentari e Tabacchi 1; Tabacchi 1; Tabacchi e giornali 1; Macellaio 1; Forno 1; Tappezzieri 2; Barbieri 2; Parrucchiere per Signora 3; Abbigliamento 2; Calzolai 3; Merceria 1; Carbonaio 1; Falegnami 6; Tornitore 1; Lustrini 2; Esposizione 1; Verniciatore 1; Segheria 1; Meccanico 1; Orologiaio 1; Laboratorio ed esposizione lampadari 2; Calzature 2.
[6] Gli esercizi artigianali e commerciali sono 19 così distribuiti. Bar 3; Trattorie 7; Trattoria-Pensione 1; Pizzeria al taglio 1; Pasticceria 1; Tabacchi 1; Tabacchi e giornali 1; Parrucchiere per Signora 3; Copisteria 1.
[7] Il dato è incompleto in quanto, in assenza di un filtro ufficiale nel database comunale, è stato estrapolato da una mappa interattiva del Comune di Siena, https://cloud.ldpgis.it/siena/attivita-ricettive, dai portali AirBnB e Booking.com e da Google Maps.