Per forza e per amore

Le contrade e la città: un nuovo ruolo partecipativo  

Quando se ne va un campione sportivo che ha calcato i campi (in particolare di calcio) negli anni ’70 e ’80, uno dei primi pensieri a cui quasi tutti rivolgono l’attenzione è la nostalgia di quei tempi andati: per le maglie di lana, per i fisici non scolpiti, per i giocatori che erano sì campioni ma non star, per i campi fangosi e le interviste in accappatoio, per un gioco che era puro senza tutti gli artefatti creati dal business e dalla mercificazione, insomma, per la freschezza, la genuinità e la normalità che erano in grado di  rappresentare.

Era tutto meraviglioso come ci viene raccontato? Non avendo vissuto quelle epoche, se non nei racconti dei genitori e dei nonni, sinceramente tendo sempre a pensare che, nel giustificare le incertezze del presente, avvenga una sorta di mitizzazione del passato: una forma di difesa psicologica, spesso incorniciata da una retorica eccessiva, a volte con l’aggiunta di una narrazione decisamente fantasiosa. Con i social, tanto per cambiare, a fare da grancassa a questa sinfonia di ricordi.

Questa stessa sensazione nostalgica si respira ogni qual volta viene toccato, anche marginalmente, un qualsiasi ambito riguardante il Palio e le contrade, rimandando ad un’idea di riproducibilità di un qualcosa che si vorrebbe rivivere, sebbene sia evidentemente impossibile.

La domanda che ci dobbiamo porre immediatamente è se il mondo contradaiolo, nel tempo, ha perso qualcosa per strada (e se è recuperabile) oppure se quello che stiamo vivendo è l’inevitabile progresso della nostra società. E a quale ruolo ambisce la contrada nel futuro e, quindi, se è possibile un nuovo ruolo partecipativo per la città insieme alle istituzioni che la rappresentano, Comune in primis. 

Per fare questo dobbiamo però fare un passo indietro.

Le prime testimonianze dell’esistenza della Contrade risalgono al XV secolo, quando si affacciano ai giochi che si svolgono in città dalla nobiltà per la festività religiose. Come riporta lo storico Giovanni Mazzini nel volume “Innalzare gli stendardi vittoriosi!“, le Contrade non sono figlie dalle Compagnie Militari, ma ereditano da queste alcuni tratti organizzativi. Il ruolo sociale all’interno della città è esclusivamente limitato ad alcune forme di supporto economico per gli abitanti i rispettivi rioni: le Contrade hanno, in pratica, la sola funzione di partecipare ai giochi e di onorare la festività religiosa del proprio territorio.

Mentre il Palio va consolidandosi nei suoi aspetti organizzativi, per avere una svolta nella funzione sociale delle Contrade dobbiamo aspettare la seconda metà dell’Ottocento. Sulla spinta della prima Internazionale Socialista (1864), sorgono in Italia le prime società di mutuo soccorso; a Siena alcune contrade colgono questa opportunità, dato il grande radicamento nel territorio. Nascono così le Società di Contrada, che hanno in alcuni casi la missione di offrire istruzione e supporto economico e morale, alla stregua dei Dopolavoro. Ovviamente non mancano le feste e i veglioni. Segnale della rinnovata vitalità delle Contrade è la fondamentale partecipazione di queste al tentativo, poi riuscito, di evitare la chiusura dell’Università nel 1893.

Il secondo spartiacque si ha, invece, nell’immediato secondo dopo guerra. La città, che in alcune zone presenta quartieri degradati ai limiti delle condizioni  igienico-sanitarie più elementari, inizia ad espandersi fuori le mura, secondo le indicazioni del Piano Piccinato che vieta di costruire nelle valli verdi all’interno del centro storico. Nello stesso periodo viene introdotto il battesimo contradaiolo, una sorta di “certificato di attestazione contradaiola“, utile non solo per sancire l’appartenenza al proprio rione, ma anche per gestire la fuoriuscita dalla città di molti senesi dal centro per ragioni di comodità e di benessere.

Dagli anni ’80 in poi la vita della Contrada perde, molto lentamente, il legame con il territorio e sempre di più si trasferisce nelle Società: qui si svolgono continuamente attività di vario tipo, alcune arrivate anche ai giorni nostri, fatte per tramandare, soprattutto ai giovani, l’attaccamento alla Contrada stessa ed ai suoi valori.

Parallelamente a questo crescono sia il benessere individuale che cittadino e crescono i numeri intorno alle Contrade, sia per quanto riguarda la presenza  dei contradaioli sia per le ingenti spese sostenute per partecipare al Palio.

Il terzo spartiacque si ha, infine, con l’avvento dei social network, circa 10 anni fa: questi sono andati di fatto a sostituire quasi definitivamente le relazioni sociali quotidiane. In pratica il gruppo Whatsapp è diventato il luogo di ritrovo dei contradaioli, con una differenza però sostanziale rispetto alla realtà fisica: in chat si è circoscritti solo alla fascia generazionale cui si appartiene. Di conseguenza viene meno, o risulta molto forzata, la conoscenza ed il confronto  inter generazionale che contraddistingue da secoli la realtà senese dalle altre realtà italiane.

Venendo meno la quotidianità, ma essendo le persone allo stesso tempo “animali sociali” che hanno bisogno di contatto fisico, sono aumentati a dismisura gli appuntamenti per potersi incontrare e frequentare. In particolare sono esplosi gli eventi culinari (e di conseguenza gli spazi per ospitarli), dalla semplice cena fino a delle vere e proprie sagre. Questo è dovuto, a due fattori: il primo è che mangiare fuori casa riduce il peso del dover cucinare, fare la spesa, ecc. a fronte di un costo spesso moderato. Il secondo fattore è che la cena è sempre fonte di profitto: vivendo in un periodo storico in cui tutto viene monetizzato, anche le Contrade a loro volta non sono libere, più o meno scientemente, da questo micidiale meccanismo. Il fatto che i ristoratori, dopo il primo lockdown, si siano sentiti “minacciati” dalle Contrade, a tal punto da richiedere un accordo di collaborazione, la dice lunga sull’esplosione di questo fenomeno.

Quindi, riassumendo: le Contrade oggi sono comunità di persone, legate da una passione atavica e da relazioni personali, che si riuniscono ogni tanto a cena per poter garantire un margine di profitto al fine di far ben  figurare il proprio fantino per il Palio.

Si può obiettare che questa analisi brutale non tenga conto di tutte quelle persone che svolgono all’interno della Contrada la funzione di cooperazione sociale: ovvero di tutti coloro che si occupano dell’area solidale, della gestione e del mantenimento del patrimonio mobiliare e immobiliare, dell’organizzazione del rito liturgico e di quello profano. Ma nel rapporto tra i due fattori – il gioco e il sociale – lo squilibrio a favore del primo pare essere sempre più sproporzionato.

Volendo rispondere quindi alla domanda iniziale la risposta potrebbe essere che la Contrada, evolutasi nel tempo da partecipante ad un gioco a protagonista  della vita cittadina, anziché andare avanti verso un nuovo ruolo, stia lentamente tornando indietro alla versione primordiale, con la conseguente dispersione di tutto il lavoro minuzioso fatto almeno nell’ultimo secolo.

Per evitare questo, e per rispondere alla seconda domanda – il ruolo della contrada del futuro -, risulta necessario riportare come tema di dibattito cittadino tutto quello che ruota attorno alla sfera sociale della contrada: dalle politiche abitative, al ruolo istituzionale delle contrade nel territorio (interessante il contributo del professor Gian Domenico Comporti) a quello di collegamento con gli abitanti (soprattutto quelli non senesi). La Contrada ha la potenzialità per  contribuire alla formazione individuale dei giovani, sia per quanto riguarda la sfera lavorativa che quella umana e culturale, oltre a fungere da riferimento per le persone in difficoltà, non solo economiche, ed a contribuire alla rivalutazione concreta degli spazi pubblici.

Tutto questo si può fare però se ne parliamo al tempo futuro, non citando esclusivamente il passato come una cosa bella, ma conclusa, e se facciamo collimare la tradizione conservatrice con il progresso, senza pendere troppo né dall’una né dall’altra parte. E si può fare solo attraverso la collaborazione e la partecipazione delle istituzioni pubbliche e private più importanti, a partire dall’amministrazione comunale che determina, ad esempio,  le scelte abitative, quelle del traffico, del flusso turistico, della gestione dei trasporti, ecc.   

L’alternativa è l’evento folkloristico per attrarre turisti.
Io, sinceramente, ne vorrei fare a meno.

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