Annuncio ritardo

L’ultima volta che ho raggiunto Siena da Roma in treno, circa 20 giorni fa, ho subìto sulla mia pelle l’ennesimo disservizio nei collegamenti per la mia città: un ritardo leggero in partenza, si è rilevato abnorme in arrivo, con coincidenze saltate e riunioni idem. Non ho imprecato più del dovuto, serve a poco. Anzi, ho avuto il piacere di intrattenermi con una coppia di signori che arrivava da Napoli, i quali, a causa di questo ritardo, erano costretti a rimandare una importante visita medica (loro forse avevano ragione di imprecare) e due giovani tunisini, uno che vive fra Trapani e Prato (comoda) e l’altro a Siena. Con quest’ultimo ho condiviso tutto il viaggio di ritorno e parlando molto piacevolmente con lui, ho compreso, casomai ce ne fosse bisogno, quanto non sia il paese di provenienza o di arrivo a dimostrare il grado di civiltà e di cultura di una persona, ma quello che ti insegnano in famiglia.

Torniamo però ai collegamenti, tema a me caro.

È notizia di pochi giorni fa che il progetto del raddoppio del binario Empoli-Granaiolo sembri essere in dirittura d’arrivo e che a breve i lavori partiranno. Una buona notizia, ma che purtroppo non risolve i problemi strutturali della nostra ferrovia, primo fra tutti il collegamento Siena-Poggibonsi che rimane inesorabilmente a binario unico, come fu pensato nel lontano 1840.

Il rafforzamento del collegamento ferroviario è, a mio avviso, cruciale per quanto riguarda la svolta economico/ecologista che in molti, compreso il sottoscritto, si augurano avvenga nel più breve tempo possibile.

Per due motivi: il primo è che si andrebbe verso una riduzione sostanziale dell’utilizzo di automobili – la cui vita, vale la pena di ricordarlo, è per oltre il 90% relegata in un parcheggio* – e di conseguenza anche di tutti quelle aree sterminate di parcheggio che stanno sorgendo intorno alla città, a discapito di aree verdi e giardini pubblici.

Il secondo perché un collegamento rapido con il capoluogo regionale, una delle città artistiche più importanti del mondo, potrebbe favorire un ritorno turistico importante. Cito a supporto un’esperienza personale: in vacanza a Bruxelless, ho raggiunto la bellissima Bruges in treno. Le due città distano quasi 100 km. Tempo di percorrenza 55 minuti. Il treno era pieno di persone, complice anche il fatto che nel weekend vigeva una riduzione del prezzo per favorire gli spostamenti. Ecco, fate la stessa tratta per andare a Firenze (da Siena non ci sono nemmeno 80 km) e poi mi dite.

Mi si risponderà: ma questo è un orrido turismo mordi e fuggi! Può darsi, ma non credo sia da sputarci sopra. O meglio, va saputo equilibrare (perché sarà sempre più frequente stare nelle città solo alcune ore) sostenendo anche un turismo stanziale. Ma come lo si può invocare se da Siena mancano le basi essenziali? La nostra città infatti non ha un trasporto leggero (le cosiddette navette) per i centri artistici della provincia e non ci sono noleggi auto né a lungo né a breve termine (ovvero il car sharing, soluzione applicata in tante città che potrebbe risolvere in parte l’annoso problema dell’eccesso di auto nel centro storico).

Lo stesso discorso può e deve valere per i collegamenti a sud della provincia di cui cito un paradosso tipicamente italiano: per la tratta Roma-Siena con scalo a Chiusi la differenza fra prendere il Frecciarossa o il regionale è di soli 3 minuti (e di oltre 40 euro). La tanto sbandierata novità altro non è che il solito specchietto per le allodole per farci credere di essere più vicini al mondo moderno.

Per essere vicini al mondo moderno servono invece visioni e idee, e soprattutto investimenti a lungo termine, che non guardino solo all’elettorato di oggi, ma soprattutto a quello di domani.
È questa la sfida più grande.


*“Si calcola che un’auto rimanga parcheggiata, in media, per il 92% del suo ciclo di vita. Chi la utilizza per recarsi al lavoro, la lascia ferma dalle 6 alle 10 ore su spazio pubblico, a meno che non abbia un’area privata dove posteggiare. L’auto ferma per lungo tempo non porta alcun beneficio, né al commercio, né alle altre attività produttive, poiché si tratta di un parcheggio di stazionamento
Stefano Maggi ” Mobilità sostenibile. Muoversi nel XXI secolo “

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