Cogito ergo sum

Premessa d’obbligo: questo non vuol essere un blog che tratta di politica in modo critico e aprioristico, né uno spazio per far vedere quanto sono ganzo e quanto sono figo.

“Allora perché lo faccio?” ci si chiederebbe subito. E me lo chiedo anche io: perché ho deciso di aprire questo blog?

La risposta è una e anche abbastanza semplice: non tollero più i social network, non tollero più la violenza verbale di Facebook.

Sono mesi che non scrivo più niente e sono diversi anni oramai che non “condivido” più le mie sensazioni e le mie esperienze. Qualche battuta, qualche commento spiritoso e poco più.

Da quando è iniziata questa sciagura della pandemia, la mia disapprovazione nei confronti dell’utilizzo del social network per antonomasia è accresciuta in modo esponenziale, di pari passo con la mia preoccupazione nei confronti degli affetti più cari e per l’incertezza del futuro. Finti politici, esperti del nulla, virologi che si travestono da influencer e viceversa: nel mezzo una pletora infinita di opinioni per lo più inutili e tanta, troppa cattiveria. Sarà l’angoscia del periodo, mi si dirà. Può darsi. Ma dato che non sono obbligato ad accettarlo…

Quindi, dato che il grande passo di abbandonare la nave a forma di F non lo posso/voglio fare (non posso per cause lavorative / non voglio per non perdere quel poco di buono che ogni tanto spunta scrollando la home), ho deciso di esporre le mie sensazioni, le mie esperienze passate e quelle future su questo spazio.

Uno spazio che non condividerò troppo sui social (altrimenti tanto valeva continuare a scrivere là, ça va sans dire), che ospiterà qualche amico in cerca di un foglio bianco virtuale e che ha la sola pretesa di raccontare un po’ di me in questo lasso di tempo che mi vedrà su questo pianeta.

Regola n 1: non prendersi mai troppo sul serio

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