Palla al centro

Dopo il primo articolo – Rastrello – è il momento di tornare a parlare di calcio, dato che recentemente ci sono state delle novità. No, non mi riferisco ai disastrosi risultati sul campo né alle scelte confusionarie della società. Mi riferisco ad alcune dichiarazioni degli ultimi mesi, che sono interessanti da analizzare.

La prima è del vicepresidente del Siena, Bellandi: “Siena farà uno stadio da 18 o 25 mila posti, sul modello Udinese“.
Il modello Udinese a cui si riferisce è il progetto di restyling dello Stadio Friuli, iniziato nel 2013 e terminato nel 2016.

In particolare, ciò che ha reso questo progetto interessante è stato, in ordine:

  • un accordo con il Comune di Udine che concede per 99 anni il terreno superficiale;
  • un numero di posti contenuto (25 mila), in linea con opere analoghe (vedasi ad esempio la Juventus o i progetti, poi non realizzati, di Roma e Milan);
  • il mantenimento della tribuna coperta (notificata), con la ricostruzione a ridosso di questa delle curve e della tribuna (esempio poi ripreso dall’Atalanta);
  • Una riqualificazione dell’area con 22 000 m2 complessivi di attività commerciali e ludiche;
  • il costo abbastanza contenuto dell’opera: 35 milioni di euro;
  • un piano di ammortamento rapido: 6 anni.

Fin qui, tutto bene. Il modello Udinese però va raccontato nell’insieme: la famiglia Pozzo – fondatrice della Freud (Frese Udinesi), azienda produttrice di utensili industriali per la lavorazione del legno, venduta poi nel 2008 all’azienda tedesca Bosch -, detiene il club friulano dal 1986. L’Udinese è in serie A consecutivamente dalla stagione 1995-96 – nel tempo ha anche toccato la Champions League e l’Europa League più volte – e solo nel 2020 ha ricavato 40 mln di euro dai diritti tv. Udine inoltre è una città da 100 mila abitanti (la provincia ne conta quasi 600 mila), in una regione, il Friuli Venezia Giulia, dove è praticamente l’unico club calcistico di rilievo (la Triestina e il Pordenone sono in serie C). La media spettatori, in costante crescita, si attesta tra i 18 e 20 mila spettatori.

Questo è il modello Udinese; lascio a voi quindi le considerazioni riguardo a quanto dichiarato dalla nostra nuova società.

La seconda dichiarazione, che vi farà anche intravedere come la penso sull’intervento pubblico in opere così importanti, è del sindaco di Firenze, Nardella. Per sbloccare l’empasse oramai decennale sull’impianto sportivo dei viola, il primo cittadino, ha infatti dichiarato “Lo stadio lo faremo noi, e rifaremo quello esistente“. ➡️ Notizia

Per “noi” chiaramente viene inteso il Comune di Firenze che, in accordo con la soprintendenza nel salvaguardare alcune parti essenziali dell’opera di Nervi – considerata dai più un’opera tra le più importanti dell’architettura razionale -, si assumerebbe (il condizionale è d’obbligo) l’onere dei costi di ristrutturazione, attingendo – sempre parole di Nardella – da Bei, dal Credito Sportivo o dalla Cassa Depositi e Prestiti. Il tutto senza togliere un euro dai servizi cittadini.

Una rottura con il presente coraggiosa, perché rimette al centro del dibattito che lo stadio (o qualsiasi impianto sportivo), è prima di tutto un bene di pubblica utilità al servizio dei cittadini, non un moltiplicatore di profitti per terze persone. E che per il quale si può accettare anche qualche sacrificio.

Una lezione da tenere in considerazione per il futuro.

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